Un altro bel libro da leggere

Sono particolarmente contento di questo post. Sia perchè riguarda un bel libro che ho appena letto, e sia perchè mi permetterà di spingere in seconda pagina il “post dei veleni”, quel “Buona domenica” che ha totalizzato oltre 150 contatti pubblicati, alcuni dei quali non proprio felicissimi. Dicevamo del libro. Sono sempre più convinto che la cultura sia meglio dell’edilizia e per questo ho deciso di inserire i miei commenti (non oso definirli recensioni) sui libri che leggo. L’ultimo è quello di Danilo Aceto, classe 1969, esperto di finanziamenti comunitari e musicista che vive e lavora a Roma, ma è originario di Reggio Calabria. “La stidda du catusu”, edito da Laruffa e in vendita a dieci euro è un giallo ambientato nella Reggio del 1975. Una città (i maligni direbbero un “paisazzu”) che veniva da uno dei suoi periodi più bui, con la rivolta popolare per Reggio capoluogo di regione strumentalizzata dall’estrema destra, con Junio Valerio Borghese che proprio a Reggio reclutava squadracce di volontari per il suo tentativo di colpo di stato di qualche anno prima. Ma i moti, i “Boia chi molla” col giallo, non hanno nulla a che vedere. E’ la storia del delitto di un imprenditore di nobili origini, gay e progressista. Uno che va a fare la spesa al mercato e intrattiene buoni rapporti coi sindacati. Il mondo dell’imprenditoria reggina, legata a doppio filo con la ‘ndrangheta, lo odia, e troverà il modo di farlo fuori. Le indagini, sono condotte su un duplice fronte. Da un lato, il commissario Laface, reggino che più reggino non si può, coi suoi amici fidati, i suoi riti, la sua dieta curata dalla moglie Santuzza che gli regala momenti di “intimità tamarra” funestati dalle esalazioni ascellari del consorte; dall’altro, un gruppo di bambini nei quali forse l’autore si riconosce, visto che nel ’75 aveva sei anni, che vanno al mare insieme alla nonna e scoprono la mano di un cadavere, scambiandola per una stella marina (“la stidda del catusu”, appunto) che poi ricercheranno a lungo, nel momento in cui qualcuno gliela sottrarrà. Non è , ovviamente, il caso di svelare il finale, ma il libro si legge piacevolmente, anche se nei primi capitoli disorienta il lettore con l’uso (forse l’abuso) del dialetto reggino “italianizzato”, anche se poi ci si abitua. A beneficio dei potenziali lettori, però, comunico che quelli che loro chiamano “petrali” sono le nostre “sammartine”, che amo citare in questi giorni, visto che in questo periodo sono particolarmente in voga.

3 Responses to Un altro bel libro da leggere

  1. Max Reale ha detto:

    trovi anche il tempo per leggere…….!

    nel corso di una serata che sto organizzando in campagna venerdi’ prossimo (con tanto di chitarra del maestro Alfredo Lombardo), mi spiegherai come fai!

    Grande Luca, Luca c’e’!!!

  2. gianlucalbanese ha detto:

    Ah, quindi è già scattato il piano anti-zinzala! Benissimo…

  3. Max Reale ha detto:

    La zinzala dei 48 ha lasciato il segno… Il maestro e’ felicissimo del cambio-zona! Stavolta si esclude quota superiore al 15. Trattasi di serata nel casolare rustico del commenda. Ingresso riservato a pochi intimi max 5. Solo esponenti di degnita’ della degnita’ della degnita’ della degnita’! Quota comprende acquisto bitttecchi fiorentini. Vino locale pregiato casereccio (cantine coco’). Non prendere impegni dovrai essere della noschra tavolata…! Senno’ sei battaddu

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